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UN ORGANO DI CANNE PALUSTRI IN SICILIA
L'organo di Pettineo, Messina

Pettineo (Messina) , 1862
Costruttore: Francesco Lo Pinto da Castel di Lucio (1818-1880)

Attualmente presso Museo Etmoantropologico e dell’Arte Sacra “Fra Giammaria da Tusa”, Gibilmanna, Cefalù (Palermo)

(estrato da "Strumenti Musicali in Sicilia" - a cura di Giovanni Paolo di Stefano, Selima Giorgia Giuliano, Sandra Proto - Scheda 93)

L'organo è dotato di una cassa lignea di piccole dimensioni, di forma rettangolare e squadrata.

Questa si presenta molto austera, priva di verniciatura e di elementi decorativi, a parte una semplicissima cornice modanata sulla parte superiore con quattro scanalature squadrate che si estendono alle due pareti laterali. II prospetto delle canne a un'unica campata “ad ala", con apertura verso sinistra, e accoglie venticinque canne di facciata realizzate con canne palustri (Arundo donax) . II corpo fonico  anch'esso costituito perlopiù da canne palustri quasi tulle originali.

Sui retro del vano sono sistemate sedici canne di bordone, in legno, disposte su due file parallele. L’accordatura realizzata mediante manicotti, Anch'essi di canna naturale, posizionati sulla parte superiore di ciascuna canna, oppure tramite tappi in sughero. I bordoni sono accordati mediante tappi in legno.

Una leva a incastro, inserita a sinistra del manuale, aziona una canna ad ancia libera munita di quattro fori (forse un originario registro accessorio di zampogna accordabile) posta sulla sinistra del prospetto. Quest'ultimo è chiuso da sportelli girevoli con apertura a tre ante (due verso destra, una verso sinistra). La tastiera è posta in una finestra a rientro, direttamente sospesa sotto i ventilabri. Ed  formata da cinquanta tasti (Do1/Mi1-Fa5) con la prima ottava corta.

I tasti diatonici presentano coperte in legno di frutto mentre quelli cromatici sono in noce massello anneriti. La trasmissione è meccanica sospesa, con catenacciatura in ferro e sistema di rulli in legno per l’azionamento delle canne di bordone.

La pedaliera è “alla Siciliana” con otto pedali in ottava corta (Do1 -Si1 ) collegata tramite nastri di tela alla prima ottava del manuale. I registri sono azionati da sei tiranti in legno, con pomelli in acero torniti, posti in colonna sul lato destro della cassa. L’ordine dei registri sul somiere, dalla facciata al fondo, corrisponde a quello dei pomelli dall’alto verso il basso: Principale 8’,  Bordone 8’, Ottava 4’, Ottavino 2’, Ripieno Basso di 8’ alla pedaliera.

Un settimo pomello, posto fuori dalla colonna dei registri, aziona l’unione ottava-principale. L'inserimento dei registri avviene a premere. I registri mancano di iscrizione o targhetta.

II somiere è “a tiro”, con sei canali azionati da altrettante stecche, e manca di crivello (le canne sono infisse direttamente sulla copertura) . La secreta presenta due ante di chiusura (sui lati posteriore e anteriore della cassa) mediante graffe in ferro a incastro, con i bordi rivestiti di pelle c munita di cordicelle per l’apertura. All'interno del basamento sono inseriti due mantici a cuneo sovrapposti, con apertura a quattro pieghe verso destra e con un meccanismo che ne permette il funzionamento tramite due pedali a bilanciere azionati direttamente dallo stesso organista. I mantici presentano dei pesi non originali, costituiti da mattoni, posti sulle tavole superiori. In seguito al restauro, operato tra il 1999 e il 2000, è stato inserito un elettro ventilatore esterno che può essere attivato in alternativa al sistema a pedali. Sulla parete destra della cassa è praticata un'apertura rettangolare di piccole dimensioni, Che farebbe supporre la presenza di una leva alternativa per l’azionamento dei mantici.

Lo strumento è in buono stato di conservazione e perfettamente efficiente. il restauro - terminato nel 2000 - è stato effettuato ad Aci Sant'Antonio (Catania) dalla ditta Artigiana Organi. II restauro ha previsto il riutilizzo di tutto il materiale disponibile non alterando, per quanto possibile, lo stato originale dello strumento.

In una lettera recentemente rintracciata presso l’Archivio Generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini di Roma, padre Francesco Lo Pinto da Castel di Lucio cosi scriveva ai Superiori il 5 settembre 1878: “in questa nostra chiesa [di Pettineo] esiste un organo di semplici canne naturali e legno, da me costruito a proprie spese nel 1862 e da quell'epoca si praticato sonarsi nelle piccole feste e nella Benedizione colla S. pisside in tutte le Domeniche [... ] un aiuto nel canto per la paucità delle voci, che a dirla chiara sono solo io [...]” (Archivium Generale OFM, Cap. 84, sectio 5, Pettineo,1903). Dunque, a quanto risulta da tale testimonianza, l’organo dovette essere costruito per il Convento dei Cappuccini di Pettineo nel 1862 e in un secondo momento trasportato a Gibilmanna dove padre Lo Pinto era stato trasferito.

Damiano Di Pasquale (1929) ci fornisce i nomi dei sei registri dello strumento che afferma di aver letto nelle targhette oggi perdute: principale di 8’, ottava di 4’, flauto di 4', ottavino di 2’, ripieno a tre file, basso di 8’ alla pedaliera.



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