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STORIA DEGLI ORGANI ELETTRONICI 1


Grandorgùe, la più importante piattaforma open source, che permette di riprodurre in modo virtuale organi a canne campionati, consente anche di ricostruire strumenti ormai dimenticati ma che hanno fatto, per qualche verso, la storia degli strumenti musicali a tastiera.  Strumenti che, come per alcuni versi avvenne anche per l'organo a canne, andavano sperimentano nuove sonorità e nuovi strabilianti effetti speciali.



Grandorgùe consente anche di ricostruire strumenti ormai dimenticati ma che hanno fatto, per qualche verso, la storia degli strumenti musicali a tastiera, se non altro perché hanno contribuito allo sviluppo tecnologico di un ramo importante del parco strumentale disponibile oggi per musicisti e compositori di qualunque genere di musica, soprattutto per quella che oggi passa alla storia col nome di musica elettronica.

Naturalmente  quanti ci seguono su questo canale, si domanderanno cosa ha a che fare la musica elettronica con gli organi a canne?
In realtà c’è una giustificazione, anzi, più di una.

Intanto occorre dire che la musica elettronica viene oggi espressa da strumenti a tastiera che vengono popolarmente chiamati anche “organi elettronici”.
Ma questo, che per i puristi potrebbe sembrare un insulto, in realtà trova un parallelo tra i due tipi di strumenti. il classico organo a canne e quello elettronico.

L’organo a canne, inizialmente adottato dalla Chiesa solo come strumento di accompagnamento, diviene, a partire dal ‘600 in poi, uno strumento di ricerca di infinitee sonorità, di proposte sonore strabilianti, di effetti speciali che hanno come scopo quello di meravigliare il pubblico, effetti che si otterranno aggiungendo decine se non centinaia di registri.

Il suono viene ottenuto da canne di una miriade di forme diverse ed utilizzo di materiali più svariati,  cercando di ottenerne effetti speciali e strabilianti che ben poco hanno a che fare con l’originale finalità dello strumento.

L’organo a canne, unico nel suo genere, diviene un laboratorio di ricerca acustica.

Tali risultati si otterranno sia unendo assieme e sormontando i suoni dei vari registri, sia con effetti meccanici di vario tipo.

Per l'organo a canne viene inventata la stereofonia e la tridimensionalità del suono in un vero proprio e prototipo dell’effetto souround.

In questi filmati, di cui questo è il capitolo dedicato al 700, ci limiteremo a raccontare la storia di questa evoluzione che rende simili i due strumenti: ossia la ricerca e la costruzione di effetti speciali spettacolari e strabilianti che accomunano i due tipi di macchine.

Il primo sfruttando suoni ottenuti esclusivamente da vibrazioni di natura acustica e meccanica, ottenendo quindi dei suoni che per nostra abitudine chiamiamo impropriamente “naturali”, gli altri sfruttando le vibrazioni ottenute elettricamente o elettronicamente da appositi circuiti, chiamati “oscillatori”.

Suoni che per questo vengono normalmente nominati “elettronici” a cui si aggiungono di recente quelli ottenuti con speciali circuiti e che passano alla storia col nome di “suoni sintetizzati”.

La scoperta dell’elettricità ha una storia molto lunga: il nome stesso deriva dall’antico greco.

Con il nome elektron chiamavano l’ambra. materiale che deriva dalla fossilizzazione della resina degli alberi. Talete, nell'antica grecia scoperse che, strofinando un pezzo d’ambra su un panno di lana, questa diveniva come una calamita ed attirava corpi leggeri.

Una cosa del genere lo facciamo ancora oggi strofinando un bastoncino di plastica sulla lana. l’asta viene magnetizzata ed attira pezzetti di carta.
Ma solo nel 600 gli esperimenti divennero scientificamente significativi, e solo nella metà del 700, con esperimenti di Luigi Galvani e di Alessandro Volta, l’elettricità viene conosciuta come quel fenomeno della natura che oggi conosciamo.

La storia che seguiremo, terrà conto dei due aspetti che questo fenomeno comporta, l’elettricità ed il magnetismo, entrambi correlati allo stesso fenomeno.
Il magnetismo sarà il primo ad essere utilizzato nella invenzione e sperimentazione di nuovi strumenti musicali a cominciare dalla metà del 17° secolo.

Intorno al 1730, il teologo ceco e pioniere della ricerca elettrica Vaclav Prokop Divia, inventa uno strumento che chiamerà “Denis D'or “, strumento che possiamo solo immaginare, vista la scarsità di informazioni che lo riguardano.

Quello che possiamo intuire, è che egli applicò dei magneti in vicinanza delle corde di un pianoforte, che venivano avvicinati e allontanati dai corrispondenti tasti della tastiera.  Pare che lo strumento fosse fornito anche di una pedaliera.

In un testo di un certo Mendel del 1872, è scritto che il Denis D'or  aveva una referenza di 790 corde che potevano essere accordate in tre quarti d'ora a 130 note.

Questo strumento permetteva di imitare i suoni di quasi tutti gli strumenti a corda e a fiato conosciuti.

Inoltre pare che la spettacolarità dello strumento dipendesse anche dal fatto che il suonatore riceveva una scossa elettrica, probabilmente volutamente provotata, e alla quale reagiva con movimenti comici al fine di procurare divertimento nel pubblico che l’ascoltava.

Nel 1759 il sacerdote  gesuita Jean-Baptiste Delaborde, a Parigi, in Francia,  inventa il Clavessin Electrique , lo strumento del nostro filmato.

Il modello costruito dallo stesso Delaborde sopravvive ed è conservato presso la Bibliothèque nationale de France di Parigi.

Un battacchio, se posto in mezzo a due campane di metallo, può muoversi tra di esse se una delle due campane viene eccitata elettricamente come conseguenza del campo magnetico generato.

Ne consegue che il battacchio colpisce le campane ripetutamente, ottenendo un effetto carillon molto particolare.

Inizialmente le due campane, che fanno capo ad un unico tasto, sono entrambe eccitate, in modo da mantenere in equilibrio il battacchio.

Quando si preme un tasto, i tiranti provocano un contatto verso terra di una delle due campane, attraverso la barra posta a metà dello strumento, che quindi si scarica.  

A questo punto l’altra campana, rimasta carica, attira il battacchio, che la urta facendola suonare.  

Ma questo comporta una repulsione elastica del battacchio, che, per inerzia, andrà ad urtare la seconda campana, facendo suonare anch’essa.

il battacchio torna nella posizione iniziale di equilibrio, potendo così ricominciare un nuovo ciclo.

L’effetto è simile a quello usato nel campione del filmato proposto.

Un ulteriore strumento simile sarà il Clavesìn Magnetique, inventato dall'abate Bertholòn,  Saint-Lazare di Montpelièr, in Francia.

Lo strumento di basava più o meno sullo stesso principio.

Premendo un tasto dello strumento, un’asta magnetizzata si infilava all’interno di una campana ed attirava un battacchio che, urtandola, la faceva suonare.
Lo strumento è apparentemente più semplice di quello di  Delaborde, inoltre, sfogliando il volume dello stesso Bertholòn, si può vedere come avesse previsto alcune varianti che permettevano di far suonare più campane contemporaneamente.

L’800, con l’evoluzione ed una conoscenza dei svariati fenomeni legati all'elettricità, e la conseguente invenzione di dispositivi e marchingegni elettromagnetici, permetterà la creazione di strumenti musicali già molto vicini ad alcune tecnologie dei nostri tempi.

Sarà l’argomento del prossimo filmato.



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