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GRAND TOUR SETTECENTESCHI E L'ORGANO DEI BENEDETTINI DI CATANIA


Tra il 700 e l'800 un numero indecifrabile di giovani di "buona famiglia" andarono in giro per l'Europa in cerca di cultura, arte e bellezza.  Tra le tappe d'obbligo, alcuni organi a canne in Olanda, Francia e Italia, tra cui l'organo del Monastero dei Benedettini di San Nicolò l'Arena di Catania considerato uno dei migliori in assoluto.



Gli organi trattati in questo articolo

Il Grand Tour era una lungo viaggio nell'Europa continentale intrapresa dai ricchi dell'aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una medesima città. Aveva una durata non definita e di solito aveva come destinazione l'Italia.

L'Italia era considerata la culla della cultura europea per molte ragioni: nella sua storia, nella sua arte si concentrano la cultura greca, largamente presente in Sicilia, quella Romana, ma più recentemente il Rinascimento, nato tra le nostre signorie, era riconosciuto come nucleo della rinascenza europea.

Nella musica poi l'Italia era riconosciuta come radice delle forme musicali occidentali: in Italia era nata la notazione moderna, in Italia era nato il canto Gregoriano, da cui si sviluppò la musica sacra di mezza Europa, a cominciare dalla scuola di Notre Dame in Parigi, culla della polifonia. In Italia era nato il Melodramma e soprattutto la musica strumentale, dalle prime forme di concerto, alle sonate, alla sinfonia.

Chi sono questi "viandanti della cultura". Mediamente erano giovani di famiglia borghese o aristocratica, e l'obiettivo del loro pellegrinare era l'arricchimento culturale e politico, che andava crescendo passando da una paese all'altro del nostro continente per finire, nella quasi totalità dei casi, in Italia, dove spesso sostavano mesi ed in alcuni casi addirittura anni.

Moltissimi i personaggi eccellenti della cultura di quell'epoca.

Goethe nella campagna romana (Goethe in der Campagna) di Johann Heinrich Wilhelm Tischbein e il suo viaggio in Italia

Quello che maggiormente conta, al giorno d'oggi, di questi viaggi, e che praticamente tutti i pellegrini tenevano un "diario di viaggio" del loro pellegrinare, gran parte dei quali venivano pubblicati al loro rientro, e che, arrivati integri ai giorni d'oggi, rappresentano un affresco molto importante su diversi aspetti culturali di quei tempi.

Dal punto di vista musicale, poi, importantissimo non solo l'elenco delle composizioni musicali con tanto di notazione del compositore, della composizione, degli interpreti dei vari eventi a cui partecipavano, composizioni ed autori in parte ormai dimenticati, ma anche notazioni critiche sull'esecuzione e sulla qualità della composizione.

Sicuramente uno dei diari più importanti fu quello scritto e pubblicato nel 1770 dal compositore e organista Carl Burney, che proprio nella sua qualità di musicista e nelle sue ricerche per la scrittura della sua storia della musica si sofferma sulle manifestazioni musicali che incontrava, lasciando un diario estremamente dettagliato su tutte le sue esperienze.

è possibile leggerlo gratuitamente in una versione ottocentesca all’indirizzo:

Carl Burney - Viaggio Musicale in Italia

Fondamentale poi il fatto che nella stragrande maggioranza dei casi, acquistavano lo spartito se non addirittura il manoscritto delle composizioni, che riportavano a casa e che oggi rappresentano raccolte di spartiti anche rari inglobati nelle collezioni di diversi musei d'Europa.

Le motivazioni di un simile viaggio vengono illustrate in cinque ambiti da uno di questi viandanti in un libercolo che detta le "istruzioni" di viaggio:

"Le persone che si propongono un programma di viaggio, generalmente lo fanno al fine di ottenere uno o più dei seguenti fini, vale a dire.

Primo, per conoscere filosofi naturali, virtuosi o antiquari.

In secondo luogo, perfezionarsi in pittura, scultura, architettura e musica.

Terzo, ottenere la fama di uomini di virtù e di gusto elegante.

Quarto, acquisire arie straniere, portare alle loro care persone con bei vestiti e nuove mode, e arricchire la loro conversazione con nuove frasi.

O, in quinto luogo, per cancellare i pregiudizi locali (che è sì il motivo più encomiabile, anche se non il più prevalente) e acquisire quella visione allargata e imparziale degli uomini e delle cose, che nessun paese può permettersi."

(Josiah Tucker, “Istruzioni per i viaggiatori” - 1757)

Quello che sicuramente meraviglia leggendo questi diari, è che per tutto il periodo in cui questa moda dilaga, cioè ben più di un secolo dalla metà del ‘700 alla metà dell’800, la musica era presente in maniera preponderante nelle grandi città. Essa era proposta in almeno tre situazioni diverse: Per strada: gruppi di cantori, giullari e musicisti di strada, ma soprattutto professionisti che si esibivano su teatri montati nelle piazze, facevano sì che la musica si spargesse quotidianamente per le strade della città, proponevano quotidianamente e più volte nell’arco della giornata, performance rivolte alla cittadinanza che rallegravano costantemente le vie e le piazze cittadine.

Nei teatri, a quell’epoca presenti in diverse strutture più o meno private, oltre che nel teatro principale della città, probabilmente quel teatro unico superstite nelle nostre principali città, era in continuo presentare concerti con compagini orchestrali anche importanti, voci di cantanti più o meno famosi, ma soprattutto quasi sempre la presenza dello stesso compositore, che proponevano le proprie opere continuamente, compositori del rango di …

Infine la musica sacra, proposta nelle domeniche e nelle feste più importanti, sia nei vari monasteri cittadini, allora piuttosto popolati oggi magari in disuso, e nelle chiese. Offerte musicali che oggi nemmeno ci sogniamo ne per la quantità, avevano cadenze settimanali, ne per la qualità, vista l’elevato numero di musicisti presenti.

Era forse l’epoca delle orfanelle di Vivaldi, strutture similari onnipresenti in città, dove la musica riscattava anche un tenore di vita che altrimenti sarebbe stato gramo.

Dunque la musica era presente in una quantità difficilmente immaginabile ai giorni d’oggi.

Dal punto di vista musicale, tema che approfondiremo in questo articolo, gli itinerari comprendevano anche alcuni luoghi europei in cui era presente un particolare organo a canne. L’organo era uno degli strumenti che sicuramente rappresentava un'attrattiva, e bisognava vederlo, ascoltarlo, giudicarlo e, perché no, suonarlo.

GLI ORGANI DEL GRAND TOUR

In un ottimo articolo di Giovanni Paolo di Stefano (1) oltre a molte altre indicazioni, si fa riferimento ad alcuni organi che in Europa, a quell’epoca, erano strumenti di riferimento sia per la qualità sonora che per la tecnica costruttiva.

"sono quelli della cattedrale di Saint-Bénigne di Digione – realizzato tra il 1740 e il 1745 dai fratelli Karl Joseph e Rupert Riepp, l’ organo della Sint-Bavokerk di Haarlem, probabilmente il più celebre d’Europa a quell’epoca, costruito tra il 1735 e il 1738 dall’organaro tedesco Christian Müller e dall’architetto Hendrik de Werff".

Organo della Cattedrale di Digione

Organo della Sint-Bavokerk di Haarlem

L'ORGANO DEI BENEDETTINI DI CATANIA

Ed infine “Pochi altri organi europei hanno stimolato l’interesse di viaggiatori e di scrittori quanto lo strumento dei benedettini di Catania: per oltre un secolo dalla sua costruzione, il celebre organo di Donato Del Piano è stato uno dei protagonisti indiscussi delle cronache e dei racconti letterari della Catania sette-ottocentesca”

Organo di Catania

Sempre dall'articolo articolo di Giovanni Paolo di Stefano: “Nel giro di pochi anni annotarono, dunque, le proprie ammirate considerazioni sull’organo il fiorentino Domenico Sestini (1774), i francesi Jean Marie Roland de la Platière (1776), Michel Jean De Borch (1777) e Dominique Vivant Denon (1778) [fig. 2]; gli inglesi Henry Swinburne (1777-78) e Thomas Bingham Richards (1798); i tedeschi Johann Heinrich Bartels (1786) e Wolfgang Goethe (1787) [fig. 3]; il danese Friedrich Leopold Stolberg (1792).”

Gran parte dei viaggiatori espresse apprezzamenti altrettanto lusinghieri sull’organo di Del Piano e soltanto in pochi si distaccarono da queste entusiastiche posizioni.

Nel 1819 Joseph Antoine de Gourbillon, pur esprimendo un favorevole giudizio sull’organo catanese, aveva trovato per esempio il suono dello strumento un po’ stridulo nei registri acuti e flebile in quelli gravi. Allo stesso modo, nel 1831 Andrew Bigelow, pur esprimendo ammirazione per l’organo di Del Piano, lo definiva meno potente di quello di Haarlem. Nel 1848, Félix Bourquelot lo considerava invece meno bello dello strumento ascoltato presso la cattedrale di San Nicola di Friburgo (costruito da Aloyse Mooser tra il 1824 e il 1834) che fu, assieme a quelli di Haarlem e di Trento, uno degli altri organi famosi in Europa.

Johann Gottfried Seume (1803), Richard Colt Hoare (1819) e Alphonse Jolly (1854) misero inoltre a confronto l’organo di Del Piano con quello del monastero benedettino di San Martino delle Scale (che Seume erroneamente attribuì allo stesso Del Piano), decretando unanimemente la superiorità dello strumento catanese rispetto a quello palermitano. Il confronto tra i due strumenti era stato proposto anche dall’inglese William Thompson che, giunto in visita a San Martino intorno al 1810, così si pronunciava sullo strumento: Questa chiesa possiede uno degli organi più belli d’Europa: ad eccezione di quello di Catania, non ve n’è alcuno in Sicilia che possa esservi paragonato. Esso ha ogni sorta di registro e, per essere suonato, necessita soltanto di una persona che può allo stesso tempo creare l’effetto di un’intera banda, di un solo strumento, o di tanti quanti egli desideri.” (1)

Alcuni commenti in diari d'epoca:

PATRICK BRYDONE, A tour through Sicily and Malta in a series of
letters to William Beckford, I, London, W. Strahan and T. Cadell,
1774, p. 148.

Qui hanno il miglior organo che abbia mai sentito, persino superiore, ritengo, a quello di Haarlem.

JOSEPH HERMANN RIEDESEL, Reise durch Sicilien und
Großgriechenland, Zurich, Orell Geßner und Comp., 1771, p. 104.

Nella chiesa è stato costruito un nuovo organo che è un capolavoro; in esso vi sono più di un centinaio di serie di canne; un catanese che l’ha ideato sta ancora lavorando per completarlo.

JOHANN HEINRICH BARTELS, Briefe über Kalabrien und Sizilien,
Göttingen, Johann Christian Dieterich, 1789, p. 447.

L’organo di Donato Del Piano è definito un capolavoro, possiede 54 registri e ha un suono chiaro e pulito.

WILLIAM IRVINE, Letters on Sicily, London, J. Mawman, 1813,
p. 99.

Il monastero possiede un museo che conserva un buon numero di antichità e alcuni esemplari di curiosità naturalistiche. Vi è annessa anche una chiesa con, forse, il più bell’organo del mondo che imita ogni sorta di strumento.

ALTRI ORGANI META DI PELLEGINAGGIO

Organo della Basilica di Santa Maria Maggiore di Trento

Organo della Cattedrale di Friburgo

 

Bibliografia:

L'organo dei benedettini di Catania nei racconti di viaggiatori e di letterati del passato by Luciano Buono e Giovanni Paolo Di Stefano

alcuni riferimenti web:

Grand Tour

Organi e disposizioni foniche:

Organo di Harlem - scheda

Organo di Harlem - Sito

Organo di Digione

Organo di Catania

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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