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SOMIERE PNEUMATICO ALETTI: RICOSTRUZIONE 3D DEL PROGETTO


La geniale famiglia organara "Fratelli Aletti", le sue innovazioni, la ricostruzione tridimensionale di una delle sue più curiose invenzioni, in una amichevole collaborazione tra grandorgano.it e l'organaro, appassionato ricercatore, storico, scrittore Serafino Corno.



 


Testo del video: la storia

La ditta “La Fratelli Aletti” fu una fabbrica di organi a canne, di impostazione familiare, fondata da Carlo Aletti, nella prima metà dell’ottocento a Varese.

L’imparentarsi con la famiglia organaria di Giuseppe Bernasconi nel 1847, portò la bottega artigiana a crescere d’importanza nel tempo.

Nel 1889 cambiò la ragione sociale in "Carlo Aletti & Figli".

Il 4 maggio 1911 divenne definitivamente la "Fratelli Aletti" che porterà avanti la sua attività fino al 1947, anno di definitiva chiusura dell’attività.

Questa importante famiglia organaria si rese particolarmente famosa perché molto aperta alle innovazioni che le nuove tecnologie, legate prevalentemente alla sempre maggior divulgazione dell’uso della  “corrente elettrica” come fonte di energia prima, e successivamente dei meccanismi elettromagnetici ed elettronici, permettevano di adottare anche nel campo organario.

L’organo degli Artigianelli di Monza, nel 1899, fu il primo organo a trasmissione elettromeccanica i cui elettromagneti vennero alimentati con l’uso di una dinamo, quando precedentemente erano utilizzate batterie a liquido, alquanto problematiche, sia per la durata della carica, che per problemi di manutenzione.

Nel 1903 costruirono il primo organo italiano ad alimentazione elettrica di rete, nella chiesa di Santo Stefano Maggiore a Milano.

Enrico, nel 1939, ebbe il merito di brevettare il primo organo "elettronico" italiano funzionante con lampade a gas inerte, anche se purtroppo restò limitato alla costruzione di un prototipo sperimentale.

Torniamo all’invenzione di cui parleremo in questo filmato e cerchiamo di capire il perchè dell’idea.

La stragrande maggioranza degli organi a canne presenti nelle chiese di tutta Europa, prima dell’avvento dell’elettromagnetismo, era a trasmissione meccanica.

Nemmeno l’introduzione della trasmissione pneumatica portò alla risoluzione di diversi problemi che l’evoluzione dell’uso dello strumento richiedeva.

All’inizio dell’800, in tutta Europa ci sarà un parziale distacco dell’uso della musica da chiesa tradizionale e si passò all’utilizzo, anche, di brani profani di provenienza teatrale, come riferisce Carlo Aletti stesso.

Occorre poi dire che dal cinquecento in poi, lo strumento prese sempre più la connotazione di strumento da concerto. Dai Gabrielli a Charlie Marie Widor, passando per  Johann Sebastian Bach, fu un fiorire dell’uso solistico di questo strumento.

Questa "rivoluzione" richiese sempre di più la costruzione di organi più grandi e sonori, con più tastiere e decine di registri, ma soprattutto con la necessità di combinare le voci con l’ausilio di accoppiatori a pulsante o a pedaletto.

Uno dei punti deboli dell’organo a trasmissione meccanica, era proprio la complessità nella realizzazione della cosidetta “catinecciatura” per la costruzione di strumenti così complessi.

Ma soprattutto si rese necessario adeguare gli organi più antichi alle nuove esigenze in quella che Carlo Aletti, nella relazione di presentazione del suo brevetto, chiama “riforma degli organi”.

L’adeguamento doveva prevedere principalmente la completa sostituzione della parte più costosa dello strumento: i somieri. La maggior parte dei quali erano del tipo “a vento” se non addirittura del tipo “a tiro”, la cui presenza creava notevoli problemi nell’aggiungere meccanismi di accoppiamento di qualunque tipo.

Carlo Aletti riferisce, nella relazione, che “per percorrere con le voci tutta la tastiera occorre un accoppiamento di due registri per volta, ciò che è certe volte’ impossibile pel conge­gno meccanico occorrente, e riesce ad ogni modo impossibile anche per il sover­chio attrito che si verifica sulla manetta di introduzione.

Da qui l’intuizione di costruire una macchina che sfruttasse la pressione normalmente prodotta e presente nello strumento, per asservire queste funzionalità altrimenti faticose, se non impossibili, con il grande vantaggio che non avrebbe nemmeno richiesto la sostituzione dei vecchi somieri, potendosi tranquillamente adattare a qualunque tipo di meccanica.
Nel filmato proposto, il funzionamento della macchina in 3D prodotto da grandorgano.it

Occorre dire naturalmente, che l’invenzione avviene in epoca in cui l’elettromagnetismo comincia a prendere piede, sia nella costruzione di nuovi strumenti che nella trasformazione di quelli più vecchi.

Forse è per questo che questa macchina, di fatto, non ha avuto un gran seguito.

Attualmente è presente un marchingegno molto simile nell’organo della chiesa di Santo Stefano Maggiore a Milano, passato alla storia per essere il primo ad essere alimentato dalla corrente proveniente dalla rete urbana.

Ma occorrerebbe analizzarlo meglio per verificare se sia un “Somiere Pneumatico Aletti”


Testi e foto tratti dal libro

Per gentile concessione di Serafino Corno

http://www.serafinocorno.it/



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