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L’EPOPEA DEGLI ORGANI IBRIDI


Invenzioni e Curiosità su strumenti impossibili



Tra il XV ed il XVIII secolo, ci fu un gran fiorire di invenzioni e sperimentazioni sugli strumenti musicali dovute da un lato allo sviluppo di idee spesso anche fantastiche sulla evoluzione di alcuni strumenti, dall’altra a necessità reali spesso legate alla spettacolarità o a esigenze personali di committenze a quell’epoca caratterizzate da signori e signorie con notevoli possibilità economiche.

Si va così dall’invenzione di strumenti dedicati a spettacoli, parate trionfali, feste popolari, alla ricerca di nuove tipologie di strumenti in buona parte derivati dalla combinazione di più strumenti preesistenti in un unica macchina ibrida spesso dalle caratteristiche molto curiose.

L’organo a canne sarà quasi sempre utilizzato in queste sperimentazioni.

Difficile dire quando cominciò questa epopea, ma sicuramente tra i documenti più antichi c’è una xilografia incisa da  Hans Burgkmair, tra le tante della serie "Trionfo di Massimiliano I", opere commissionate dall’imperatore stesso per esaltare le proprie gesta e la propria potenza.

Nella xilografia si vede un carro sul quale Paul Hofhaimer, uno dei più rinomati organisti di quell’epoca, suona un organo positivo probabilmente durante una parata.  Ma la maggiore curiosità dell’immagine è lo strumento che si trova alle sue spalle, che già allora veniva classificato come Claviorgano, spesso chiamato come clavicembalo organizzato o spinetta organizzata, e che sarà sicuramente uno degli strumenti ibridi più costruiti ed utilizzati di quell’epoca.

Il riferimento più antico è presente in quello che resta del "Liber viginti artium" (Praga, c. 1460)  di Paulus Paulirinus detto anche  Paulirinus Di Praga (Praga 1413, deceduto dopo il 1471) , nella quale descrive minuziosamente diversi strumenti dell’epoca tra i quali un Claviorgano che viene descritto come "un portativo" sotto forma di "media ala in parte positivo, in parte un cembalo verticale con corde di metallo e una tastiera simile a quella di un portativo che le univa, essendo i loro suoni mescolati con una dolcezza meravigliosa."

(tavola tratta dal "Liber viginti artium" di  Paulus Paulirinus)

Lo strumento dunque doveva avere una unica tastiera che suonava contemporaneamente i due strumenti.

Nel claviorgano gli strumenti abbinati ad un organo a canne, quasi sempre portativo, saranno non solo i clavicembali, ma anche clavicordo, spinette, virginali e, molto più recentemente, pianoforti.

Ma ci sono alcuni casi in cui gli strumenti erano più di uno: vedremo più avanti come nel catalogo della famiglia Medici c’era anche un  CLAVIORGANO CON CEMBALO, TIORBA E ORGANO, ossia tre strumenti uniti assieme.

Vengono classificati come clavicorgano anche strumenti basati sul armonium.

Di clavicorgani ne esistono ben pochi esemplari originali, ma di recente, in un rinnovato interesse per questo strumento, diversi costruttori ne hanno realizzati di nuovi.

ALCUNI ESEMPLARI STORICI

Tra gli esemplari più antichi oggi ancora intatti, quelli costruiti  dall’organaro Lorenz Hauslaib a volte Laurentius ( Norimberga , 1568 - Ratisbona , 1625 )  di cui uno si trova presso il Metropolitan Museum of Arts a New Yoirk (1598 Norimberga)

ed un’altro presso il  Museu de la Música de Barcelona (MDMB 821)

ed un ulteriore strumento della stessa manifattura si trova a Mosca.

Inoltre viene classificato come claviorgano il regale/organo/spinetta attribuito a Servatius Rorif (morto nel 1593), organista e organaro che ha lavorato ad Augusta e Innsbruck. Costruito tra il 1564 e il 1569 assembla un regale, un organo e una spinetta (Neue Burg, Sammlung alter Musikinstrumente).

Altro storico documento: Dom Bedos de Celles (Caux, 24 gennaio 1709 – Abbazia di Saint-Denis, 25 novembre 1779) , monaco organaro francese che pubblicò in più parti tra il 1766 al 1778 un importante trattato d’arte organara, "L'Art du facteur d'orgues", somma monumentale sull'organo classico francese del XVIII secolo che ha ancora oggi è un riferimento per gli organari contemporanei.

Tra i vari strumenti illustrati non poteva mancare la descrizione di un claviorgano, peraltro illustrato:

In un catalogo da poco pubblicato dallo spagnolo Joaquín Saura, e reperibile dal suo sito (https://joaquinsaura.wordpress.com/los-instrumentos/otros-instrumentos/claviorgano/) sono elencati diversi claviorgani spagnoli di cui c’è documentazione storica, della cui sola descrizione dobbiamo accontentarci vista la scarsa presenza di immagini nei trattati citati.

Ma sicuramente le maggiori curiosità sono reperibili in un catalogo sugli strumenti della famiglia Medici, pubblicato su più articoli della rivista “Informazione Organistica” su ricerche di Giulia Montanari ed altri, in cui si può leggere della presenza di clavicordi anche molto curiosi.

Qualche esempio:

INSTRUMENTO DA SONARE CON CORDE E CANNE. Uno strumento fatto a forma di studiolo da sonare di tastj ed corde e canne et mantici fanno coperchio et piu cassette dentro da trar fuora tutto dipinto didentro e difuora tutto coperto diuelluto et guarnito di trina et seta nera detto Realino auuto di Camera di Sua Signoria Illustrissima e mandato al Giardino dalla Trinita adj 20 disettembre 1577


CLAVIORGANO DI GIULIO. Uno strumento che serve per organo, e bonaccordo con cassa di legno
tinto di noce alto braccia 1 1/2 lungo braccia 2 3/5 largo braccia 7/8 con 4.


CLAVIORGANO DI GIOVAN CARLO DE MEDICI. Nella Camera dell’Audienza un grauiorgano coperto di velluto rosso e guarnito di gallon d’oro, e bottoncini di ottone dorati con coperta di dommasco rosso guarnita di frangia,
e trina d’oro, e suo piede.

Curioso, anche se non claviorgano, la presenza di un ORGANETTO DA GROPPA, quasi sicuramente fissato sulla groppa di un cavallo o di un asino per utilizzo durante le parate.

Come curiosa la presenza di un ORGANINO CON SCHERZI D’ACQUA. Nel 1693-94 il Principe Ferdinando fa costruire all’organaro Lorenzo Bruni, in collaborazione con il suo Aiutante di Camera Giovanni Battista Magnelli, un piccolo organo dentro a uno scenario con statuette, fontana e giochi d’acqua a formare un piccolo mobile.

ORGANINO A STIPO CON SPINETTA. Un’ organetto in forma di stipo con tastatura di avorio a quattro registri, che tre con canne di legno, e l’altro in regale, con una spinettina dentro da levare, e porre con tastatura simile, con fondo d’abeto, e sopra detta spinetta entrovi cassette a tirella coperte per di fuori di velluto nero a opera con campanelline con rabeschi di rame dorato, con sportello in mezzo con cristallo, il tutto di pero tinto di nero con riquadrati per di fuori nelle facciate coperti di velluto nero a opera con mantici da alzarsi per di sopra.

SORDINO DI DOMENICO DA PESARO CON GRAVIORGANO.

CLAVIORGANO DEL CARDINAL GIOVAN CARLO. Un graviorgano, e strumento, di cipresso di Candia a un registro, con sua cassa tutta coperta di velluto rosso piano guarnita di nastrino d’oro, e confitta con bottoncini d’ottone, e per di dentro coperta di dommasco rosso guarnita, e confitta simile; con cassa per i mantici, che serve di piede al detto strumento, tinta di rosso, e filettata d’oro con Arme di Palle con Croce di Malta, nelle testate 65

Sicuramente la maggiore curiosità è rappresentata dalla presenza nel catalogo di un

CLAVIORGANO CON CEMBALO, TIORBA E ORGANO. Un graviorgano che fa cimbalo, organo, e tiorba con tastatura d’avorio, e ebano con cassa di cipresso, e contracassa tutta tinta di turchino e rabescata d’oro, anzi verde antico, e rabescato d’oro e (come) ora suo piede che fa cassa d’avanti per i mantici tinta di verde antico, e rabescata d’oro con fiancate dipintovj a olio paese con figure, et il restante di taffetà turchino rapportatovj rabeschi tutti dorati, retto da piede da un balaustro tutto intagliato tinto di turchino, e dorato in parte, con sua sopracoperta di corame turchino con nastro per legare.

Il dubbio che per tiorba si possa intendere un particolare registro d’organo è scartato dal fatto che il tiorbino è uno strumento che è realmente esistito: molto simile alla spinetta aveva una voce simile a quella di una tiorba.

Dunque è possibile che questo strumento unisse tre strumenti diversi.

Per non parlare del fatto che la tiorba a tastiera era un’altra realtà di quel fiorito mondo di strumenti musicali “sperimentali” presenti tra il rinascimento e l’inizio del barocco.  Si parla ad esempio del Lute-Harpsichor, anche chiamato in tedesco lautenwerck, una specie di clavicembalo che spesso aveva una vaga forma di un grande liuto, ma quasi sempre assomigliana ad una spinetta.

Lo stesso J.S.Bach ne possedeva due.

Che Bach preferisse chiaramente un suono dolce e corposo dai suoi clavicembali è illustrato appunto dal suo interesse per il "lautenwerck" o clavicembalo liuto. Gli piaceva chiaramente la combinazione di morbidezza e forza che questi strumenti erano in grado di produrre, ed è noto che diede personalmente al costruttore Hildebrandt le proprie specifiche per un tale strumento che si fece costruire.

In un'annotazione nella  Musica Mechanica organoedi di Adlung, Johann Friedrich Agricola descrive così un Lautenwerk che apparteneva a Bach:

L'editore di queste note ricorda di aver visto e ascoltato un "Lautenclavicymbel" a Lipsia intorno al 1740, disegnato da Mr. Johann Sebastian Bach e realizzato da Mr. Zacharias Hildebrand, che era di dimensioni più piccole di un normale clavicembalo ma per tutti gli altri aspetti simile . Aveva due cori di archi di budello e una cosiddetta ottava di ottoni. È vero che nella sua impostazione normale (cioè, quando è stato disegnato un solo registro) suonava più come una tiorba che come un liuto. Ma se uno tirasse il liuto (come quello che si trova su un clavicembalo) insieme al cornetto [? Il fermo d'ottone 4 'non smorzato], si potrebbe quasi ingannare i liutisti professionisti ".

L'inventario dei beni di Bach al momento della sua morte rivela che possedeva due di questi strumenti, oltre a tre clavicembali, un liuto e una spinetta.

Torniamo al claviorgano

Musicisti come Händel e Balbastre lo suonavano con grande diletto; autori come Dom Bèdos e Kirchner ne fecero oggetto di trattazione.

Alla sua costruzione si dedicarono organari come Cliquot (universalmente conosciuta come quella degli "organari del Re") ed il senese Azzolino Bernardino della Ciaja.  Persino uomini di stato e mecenati come Enrico VIII, Lorenzo il Magnifico, Alfonso II d’Este e Isabella di Castiglia non sfuggirono al fascino del claviorgano e ne possedettero molti esemplari. Organo e cembalo a quell’epoca venivano visti come complementari.

L'abbinamento in tempi successivi tra organo e pianoforte è testimoniato per la prima volta da un articolo della "Gazzetta toscana" del 1784 in cui il costruttore Giuseppe Zanetti di Pisa descrive un suo pianoforte-organo fornito alla corte fiorentina, a quell'epoca tenuta da Pietro Leopoldo d'Asburgo-Lorena, dicendo che "il nostro clementissimo sovrano protettore delle nobili arti sii degnò due anni sono di fare l'acquisto di uno, che è riescito di pieno, e benigno gradimento"  ... "un organo che serve anche da cimbalo, con tastiera in ebano e avorio con suoi mantici e una cassa di noce mastiettata per di sopra e cassa per l'organo che fa armadio con tre formelle davanti tiratovi drappo celeste.  Un piede per detto di albero e telajo tinto color di noce".(1) 

Accenno solamente al fatto che anche nell’800 si sperimentano strumenti ibridi uniti all’organo a canne.  Vennero spesso utilizzati pianoforti più che clavicembali o spinette.

(Claviorgano di Leopoldo Saltini del 1843)

(Clavirogano, costruito a suo tempo con un pianoforte, abbandonato in un castello in Francia.  Lo strumento probabilmente era meccanico).

Chiudiamo riferendo del rinato interesse per questo tipo di strumento: molti sono gli organari che propongono strumenti moderni costruiti sul modello di quelli rinascimentali e/o barocchi.

Uno tra tutti quello ricostruito da Organi Pinchi.

Il rinnovato interesse per questo strumento è dimostrato soprattutto dal fatto che a Foligno, dall’ormai lontano 2005, si tiene un “festival del Claviorgano” con la presenza di artisti e musicisti di fama internazionale.

 


1 - "Presenza del pianoforte alla corte del Granducato di Toscana, 1700-1859: uno studio documentario, con riferimenti alle vicissitudini di clavicembali, spinette e spinettoni: Parte prima: fino al 1799" - Pierluigi Ferrari and Giuliana Montanari - Fondazione Italiana per la Musica Antica (FIMA) 1995



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